Hotel e Spa Design, nuove idee per ospitalità e benessere

LA CABINA TRATTAMENTI

Articolo pubblicato su Beauty Forum n. 1/2017

Riflettori puntati sulla cabina, vero cuore dell’attività di una SPA come di un centro estetico. L’architetto Stefano Pediconi ci spiega gli errori da evitare e gli accorgimenti da osservare per rendere lo spazio a misura di cliente

Se ci mettiamo nei panni dell’imprenditore, il centro wellness è un’azienda votata a creare reddito. Per questo motivo, per quanto bella può essere creata la zona acqua di una SPA, essa rappresenta un duro colpo per le tasche dell’investitore, consapevole che non avrà mai adeguato ritorno dalla vendita della sola area umida. È noto, infatti, che il vero business di una SPA è rappresentata dalle cabine trattamenti, in cui i costi di investimento sono limitati rispetto a quelli dovuti per l’acquisto di attrezzature (come vasche o saune) e dei relativi impianti, e dove i guadagni sono molto più alti rispetto a quanto l’ospite sia disposto a pagare per un percorso umido.

Perché, allora, non creare un centro benessere di sole cabine?

Ho già avuto modo di evidenziare come il benessere non debba assolutamente limitarsi alle sole cure del corpo, ma debba assolutamente coinvolgere la componente emozionale delle persone, senza la quale l’ospite non riuscirebbe mai a ritrovare una rinnovata armonia con il mondo. E per questo, la zona umida ha un ruolo fondamentale. L’abbraccio dell’acqua, il colore della cosiddetta cromoterapia, il calore del vapore o della sauna, il profumo degli aromi: è in questi elementi il valore impareggiabile della zona umida della SPA, laddove alle cabine è deputato l’altrettanto importante compito delle cure del corpo attraverso le mani fatate degli operatori.

Musa Luxury Spa – Progetto Studio Stefano Pediconi

Alla fine, il valore di una SPA prende vita proprio dal bilanciamento tra la zona emozionale e l’area trattamenti, tenuto conto che non è mai corretto considerare questa divisione in maniera così netta: il futuro, infatti, da una parte ci porterà a proporre all’ospite sempre più trattamenti in zona umida, così da aumentarne il reddito; dall’altra, ci renderà indispensabile pensare alla cabina nella sua accezione emozionale.
Entrambi gli aspetti meriterebbero un adeguato approfondimento in chiave progettuale ma, in questo momento, mi soffermerei più sulla cabina che, ad un rapido sguardo sul settore (e comprendendo anche l’estetica), sembra soffrire molto di più una mancanza di attenzione specifica.
Non è sufficiente il solo massaggio a permettere all’ospite di trovare il suo benessere profondo, che sarà raggiungibile solo se alla qualità del trattamento si somma l’impegno di sensibilizzare la sua parte emozionale.

Panacea – Progetto Studio Stefano Pediconi e Kallipigia Architetti

Come fare? Di base, è assolutamente necessario cominciare ad evitare quei madornali errori che mettono a completo disagio l’ospite, vanificando tutti i benefici del trattamento.
Non entrerò negli aspetti tecnici del progetto di una cabina ma farò semplicemente un accenno ad alcune situazioni molto frequenti, per evidenziare alcune criticità da evitare.

Inizierei dal sottolineare che lo spazio è benessere! Sicuri che per avere una cabina in più sia opportuno creare micro-loculi, ingestibili da parte dell’operatore e claustrofobici per l’ospite (che non vedrà l’ora di scappare)?
Non entro nel merito della progettazione dello spazio, accennando solo che c’è una profonda differenza tra distribuire “semplicemente” uno spazio e pensare ad uno spazio per il benessere dell’ospite.

Durante un trattamento, chi si rilassa facendosi gli affari dell’ospite della cabina accanto, che disturba parlando a voce alta in un centro benessere a zero isolamento acustico?
E se ci arriva uno spiffero di aria (seppure calda) sul collo dal climatizzatore posto sulla parete?
Riguardo all’illuminazione, invece, quante volte troviamo una luce sul soffitto, pronta ad accecare chi è steso sul lettino? Quante volte lasciamo l’illuminazione decorativa fuori della porta? Colori e luci RGB solo in zona umida? Perché?

Wellness Resort Isernia – Progetto Studio Stefano Pediconi

Quanta abilità nello sfruttare ogni centimetro quadrato nella creazione del più grande caos dato dalla sovrapposizione di mille prodotti (che sembra indispensabile esporre nella loro totalità!), come se il più importante strumento di vendita non fosse la capacità dell’operatore!
Potrebbe essere una buona idea posizionare una doccia in cabina per evitare all’ospite di girovagare per il centro benessere sgocciolante di olio o qualsiasi altra sostanza spalmata sul suo corpo?

Lympha, design Studio Stefano Pediconi

Perché quando si concepiscono gli spazi non tenere in conto dell’ingombro degli strumenti di lavoro, come i carrellini e quello che deve esservi sopra?
Perché appiccicare foglietti e fogliettini sui muri o sulle porte, per dare informazioni agli ospiti, oppure poster pubblicitari di tutte le grandezze? L’apparato della comunicazione va pensato in fase iniziale.

Al di là dei problemi funzionali spesso dovuti all’incapacità di gestire gli elementi in gioco in maniera ottimale o al dilagante fai-da-te, sintetizzerei i problemi delle cabine in un solo concetto: mancanza di coerenza!
Tutto deve essere concepito in un quadro generale di insieme che ha l’obiettivo di fornire all’ospite un ambiente armonico e accogliente. La cura del dettaglio diventa indispensabile strumento di qualità che, sommato all’attenzione agli aspetti emozionali del trattamento stesso, permettono all’ospite di vivere la sua migliore esperienza di benessere.
Al di là di un supporto professionale nella progettazione della cabina, a volte sarebbe sufficiente mettersi nei panni degli ospiti per riuscire ad evitare tanti piccoli problemi.


Leggi anche: “Benessere…con la B maiuscola!”

 

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1 commento

    • Paola angeletti il Agosto 31, 2017 alle 2:36 pm
    • Rispondi

    Non chiamatela “cabina” fa molto stile ve chio centro estetico. ChiAmatela stanza di trattamento

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