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Basta scuse!

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Il cantiere nella fase di demolizione dei padiglioni

Ancora una riflessione che parte dalla “mia” Parigi e che prende spunto dalla pubblicazione in rete di un video sull’avanzamento dei lavori di ristrutturazione del Forum Les Halles, in pieno centro, che in qualche fase ho potuto ammirare quotidianamente grazie ad un piccolo cantiere su rue Saint-Honoré, proprio alle sue spalle.
Nato sulla zona del tradizionale mercato centrale di Parigi, il Forum Les Halles ha preso la sua consistenza attuale alla fine degli anni ’70, con la realizzazione di un centro commerciale, in parte in elevazione e in parte sotterraneo. Nel corso del tempo, è diventato un importante punto di riferimento della città, nonché un fondamentale nodo di interscambio di metropolitana e RER.
Per adeguare la struttura alle nuove norme di sicurezza e per far fronte ad un sempre crescente flusso di visitatori, nel 2011 è partito un enorme progetto di ristrutturazione che darà maggiore funzionalità alla città sotterranea, migliore distribuzione di tutte le funzioni e un’immagine completamente nuova.

Detto in questi termini, sembra che stiamo parlando di un progetto di riqualificazione qualsiasi. Queste righe, infatti, non rendono l’immensità dell’area: 10 ettari di quartiere, 4 ettari di giardino, 8 livelli, di cui 5 sotterranei, con 170 esercizi commerciali; 750.000 viaggiatori al giorno per metropolitana e RER e 150.000 clienti al giorno per il Forum.
Possiamo immaginare la vastità dell’opera in corso realizzazione?

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La Canopée, un’enorme struttura vetrata curva, coprirà una porzione dell’area come una mastodontica foglia translucida che si appoggia sul terreno. Una “pelle di vetro” ispirata alla natura, pienamente eco-sostenibile, progettata da Patrick Berger (vincitore del Grand Prix National de l’Architecture nel 2004) e Jacques Anzitutti, pensata in assoluta simbiosi con i quattro ettari dei nuovi bellissimi giardini, di cui vuole essere degna estensione, concepiti dal gruppo Seura architectes.

Che dire? Affascinante, strabiliante! Per un architetto, ammirare il cantiere, la copertura, i giardini e l’intera area è pura emozione, con il solo rammarico di non riuscire ad abbracciare tale vastità con un solo sguardo.

Una complessità di lavoro che non si trova ad ogni angolo e che, grazie ad un’accurata pianificazione, si sviluppa quasi in punta dei piedi, senza perturbare più di tanto la vita del quartiere circostante, le attività commerciali presenti e, tanto meno, la frequentatissima metropolitana.
Non si tratta solo di demolizioni e ricostruzioni ma di un enorme lavoro logistico e di organizzazione che coinvolge l’intera città: ognuno si sente, nel suo piccolo, un po’ partecipe, e segue la crescita di questo gioiello giorno dopo giorno, anche grazie alla grande opera di comunicazione che è stata costruita intorno a questo evento.

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Il cantiere della Canopée

Sappiamo che Parigi è Parigi: città dinamica, che non ha paura di mettersi in discussione per trasformarsi e rinnovarsi continuamente. Possibile che le città del nostro Paese, tanto belle quanto tristemente statiche, non riescano a prenderne un briciolo di esempio?

Basta scuse! Parigi sarà veramente speciale ed unica, ma è anche la dimostrazione che, volendo, le cose si possono fare e si possono fare molto bene.
In Italia non c’è rinnovamento, né urbano, né architettonico.
In Italia, per realizzare edifici degni di partecipare al dibattito architettonico internazionale, è stato necessario spostare mari e monti. Spesso, i progetti vengono realizzati dopo talmente tanto tempo dalla loro concezione che, appena inaugurati, non sembrano già più così al passo con la contemporaneità che avevano in fase iniziale.
Ancora peggio, in Italia manca il coraggio! Per uscire dalla “banalità” che contraddistingue moltissime “nuove” costruzioni basterebbe una piccolissima percentuale dell’audacia di Parigi nel presentare linguaggi architettonici innovativi.
Questo avviene anche perché il cittadino italiano non è educato da un dibattito culturale che andrebbe continuamente rinnovato. Noi abbiamo la storia, e non è poco! Ma la storia va avanti; le nostre esigenze di vita all’interno degli spazi costruiti si trasformano; l’immagine in cui abbiamo piacere di vivere la nostra contemporaneità cambia: non si può continuamente vivere nel passato!

E mentre a Parigi si realizza la meravigliosa Canopée, a Roma, solo per citare il primo esempio che mi viene alla mente, nel 2008 ha preso vita il centro commerciale Euroma 2: un “elegante” complesso con la fama di essere “il centro commerciale più grande d’Europa, con interni che richiamano edifici storici, realizzati attraverso l’uso di marmi, gessi e rifiniture in similoro. Tanta grandeur non poteva certo passare inosservata.” (Francesca Cosentino, “Euroma 2, il centro commerciale più grande d’Europa”, articolo pubblicato su Abitarearoma.net, 2008)
Ci credo! Mi rifiuto di pubblicare le fotografie di tanta grandeur, altrimenti mi si blocca lo stomaco come quando ho avuto la malcapitata idea di farvi un giro.

A Parigi, tutti sono ben consapevoli che sposare la nuova architettura porta benefici all’intera popolazione, al turismo, all’immagine della città. Poter vivere appieno questi nuovi luoghi di incontro, di lavoro e di vita entusiasma anche chi di architettura non capisce nulla e che a questi spazi non domanda altro che di essere confortevoli per le attività che vi si svolgono, eleganti e, soprattutto, proiettati al futuro.

Approfondimenti:
Martina de Fabrizio, Les Halles, il coraggio di Parigi. Com’era, come sarà, Artribune, 2013

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