Erano diversi anni che non mi affacciavo in fiera durante il Salone del Mobile, visti gli impegni in prima persona negli eventi del Fuorisalone. Questa volta non potevo mancare.
Ho odiato la fiera, in cui passavo le mie giornate dall’alba (era il mese di ottobre, arrivavo ancora con il buio!) correndo di qua e di là per risolvere tutti i problemi di disorganizzazione di un polo fieristico così grande, a cui si sommavano i disservizi degli organizzatori della manifestazione.
Per rendere l’idea, dopo questo cantiere (in cui le sorprese erano all’ordine del minuto ed io modificavo i progetti in diretta, disegnando sui cartoni degli imballi) non ho mai più avuto i timori nell’affrontare imprevisti durante i lavori!
Tutti i padiglioni pieni di tanto oggetti nuovi, belle installazioni e nuove proposte di centinaia di aziende che coprono il mercato dell’arredamento e dell’illuminazione, grazie ad Euroluce.
Qualcosa meglio del previsto, qualcosa sotto le aspettative ma, nel complesso, un bellissimo insieme di situazioni che rendono assolutamente positiva anche questa edizione della manifestazione.
Qualcosa di più lo aspettavo dal Salome Satellite, dove mi trovo d’accordo con l’articolo di Alessandro Madron su Il Fatto Quotidiano: sono mancate idee coraggiose, quelle che spiccano tra le altre per genio ed inventiva.
In un’atmosfera comunque pregna di creatività positiva, il risultato delle proposte non mi ha colpito come al solito. No, non si può parlare di mercato del design saturo, come ci dimostrano alcune eccellenze presentate qua e là, in fiera o nel Fuorisalone, in primis il pianoforte che ho eletto personalmente top della manifestazione.
Va fatto sicuramente uno sforzo maggiore, perchè a volte ci si limita alla superficie senza riuscire ad andare a fondo a colpi di cultura, di formazione, di studio del futuro in termini di esigenze e di immagine e il risultato ne risente.
Lungi da me parlare di insufficienza: il bilancio del Salone Satellite resta comunque positivo.
[Leggi il seguito “Fuorisalone vs. Salone“]