Se sei arrivato su questa pagina, avrai sicuramente letto l’articolo “4 Hotel, quanti spunti!”. Sono partito dalla trasmissione guidata da Bruno Barbieri in onda su Sky perché la ritengo piena di stimoli interessanti per capire cosa guarda l’ospite in un hotel, come valuta la qualità della struttura e del servizio e a cosa l’albergo dovrebbe fare più attenzione per riuscire a soddisfare sempre meglio le sue esigenze.
Come ho scritto nel post, tra le righe emergono tantissimi elementi su cui soffermarsi, che potrebbero comporre il quadro dell’”hotel ottimale” dal momento in cui si riesca a fornire una risposta adeguata a 360°. Riprendo ed amplio anche i quattro punti già evidenziati nel post, completando (per quanto possibile) un piccolo elenco che anche tu potresti aiutarmi ad integrare sulla base della tua esperienza di operatore di settore o, molto più semplicemente, di ospite.
- Accoglienza – “La prima impressione è quella che conta”. Non sempre sarà quella giusta, ma comunque le sensazioni immediate ci accompagnano lungo tutto il soggiorno in hotel, positive o negative che siano. L’impatto all’ingresso dell’hotel e alla reception è il biglietto da visita di una struttura. Lascia a bocca aperta per lo stupore o ci suggerisce di scappare subito? Il servizio è capace di tradurre in pratica il concetto di accoglienza ed ospitalità?
Quanto è importante anche l’impressione all’ingresso della camera: un solo colpo d’occhio e l’ospite ha già inconsapevolmente formulato tra sé e sé un giudizio di qualità, semplicemente sulla base della percezione dell’ambiente al suo ingresso. Parleremo di funzionalità più avanti…
- Autenticità – Come già evidenziato, si parla spesso di “esperienza autentica” come obiettivo che l’hotel di oggi deve soddisfare. A tutti gli effetti, l’ospite chiede per il suo soggiorno – a prescindere dal motivo che lo ha portato in albergo – di vivere qualcosa di diverso dal solito e, soprattutto, qualcosa di non artefatto: la location, i prodotti del territorio, i servizi pesano in maniera importante. È stato su questa “autenticità”, ad esempio, che ha fatto perno Airbnb al suo esordio sul mercato, mettendo al tappeto migliaia di hotel che si limitavano a vendere camere senza preoccuparsi di questa esigenza sempre più diffusa.
Un’autenticità che viene associata anche alla sincerità dei materiali utilizzati nell’hotel, specie nella camera: ad esempio, se andaste in una struttura al mare, vi sentireste a vostro agio trovarvi in una camera completamente in legno, a mo’ di chalet del Trentino? Lo so, è un esempio eclatante, ma è per evidenziare che spesso non si pensa che anche l’immagine o la scelta di materiali e soluzioni incidano più di tanto nella percezione di qualità dell’ospite, invece…
- Pulizia – Abbiamo appena citato la percezione dell’ospite: quanto è importante che per chi entra in hotel sia subito lampante il senso di pulizia degli ambienti e delle camere? Nel post, ho parlato dell’impressione di igiene che suscita un bel letto bianco o chiaro: ormai è un elemento imprescindibile (attenzione, non sto parlando di lavorare necessariamente con un “total white”!) eppure molti albergatori non riescono a staccarsi dallo storico copriletto colorato, meglio se a fiori! Non riuscirò mai a capire perché!
Anche su questo argomento pongo l’accento sulla scelta dei materiali. Come visto nella trasmissione, alcune superfici, per la natura del materiale scelto, sembrano sporche e vecchie, pur essendo pulitissime e, magari, appena realizzate. Facciamo attenzione…
- Originalità – Ogni albergo coinvolto in “4 Hotel” presenta ai suoi ospiti un’identità ben precisa. Purtroppo, non è così scontato che una struttura abbia strategicamente puntato su un concept che le permette di distinguersi agli occhi dell’ospite. Eppure è un tratto su cui si focalizza moltissimo la loro attenzione. Cosa vogliamo raccontare loro? Si parla tanto di storytelling, poi ci dimentichiamo di trovare un filo conduttore su cui incentrare tutta la comunicazione dell’hotel, dallo studio dell’immagine alle iniziative di marketing che ad esso possono essere collegate. Non c’è niente da fare: deve essere bandita la parola “standard” e bisogna lavorare molto di più sulle idee!
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Funzionalità e design – Quante volte mi sento dire che ciò che si traduce con un’immagine di design non è funzionale e viceversa! Che rabbia, non è vero! Possiamo avere bellissimi ambienti di design (classico o contemporaneo) allo stesso tempo fortemente funzionali, perché no? Purtroppo, molti sono gli esempi in cui il progettista si è fatto prendere la mano e in virtù di un bel disegno, ha preso inaccettabili compromessi in termini di funzionalità. Anche nel programma, abbiamo visto già finora alcune situazioni che, pur rendendo molto elegante la camera, si sono dimostrate assolutamente scomode o, addirittura, inutilizzabili.
Guai a scindere immagine e funzionalità: far coesistere le due cose non solo è possibile, ma è un imperativo per chi vuole fare la differenza!
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- Insonorizzazione – Merita un capitolo a parte, metro di paragone di Bruno Barbieri e di tutti gli ospiti.
Anche qui, parliamo di qualcosa che è talmente ovvio che non dovrebbe neanche essere necessario spendervi queste righe. Eppure, in termini di isolamento acustico il settore è un disastro, salvandosi forse il comparto di categoria superiore.
Il problema spesso si risolve con un po’ di lana minerale in un tramezzo in cartongesso…siamo proprio sicuri che sia sufficiente? Perché i denari spesi per l’insonorizzazione sembrano sempre soldi buttati, a partire dal costo irrisorio un’analisi acustica specifica (che, come prestazione tecnica, è già considerata come una spesa extra)?
Dite la verità: se il problema non è ben risolto, non è la prima cosa che ci fa sentire a disagio quando andiamo in vacanza da ospiti? - Sostenibilità – Quest’anno sembra sia scoppiato il boom della biofilia, con il tentativo di recuperare il benessere che deriva dal rapporto uomo/natura. Ma green è molto di più: l’attenzione all’ambiente, al consumo energetico, all’utilizzo di materiali riciclabili rientrano in una mentalità dell’ospite sempre più orientata alla sostenibilità. Per questo motivo, molte strutture ricettive hanno capito e recepito questo messaggio e hanno veicolato flussi turistici importanti andando a studiare politiche e strategie in linea con questi principi, arrivando, allo stesso tempo, a contenere costi energetici che incidono in maniera sensibile sulle spese di una macchina energivora come l’hotel. Due piccioni con una fava!
- Personale, disponibilità e servizio – Pare che l’hotel del futuro sia destinato ad automatizzare tutti i servizi fino a sostituire il personale con efficientissimi robot. Eppure, l’ospitalità va in tutt’altro senso: anche nella trasmissione, il valore del servizio, la disponibilità, la capacità di prendersi cura del cliente (anche con creativa improvvisazione per far fronte all’imprevisto) risultano qualità insostituibili! L’ospite vuole essere accompagnato per mano durante la sua esperienza in hotel, il che non vuol dire che dovremo avere un rapporto 1:1 tra personale e cliente, ma che il lavoro di squadra, nel suo insieme, debba dare all’ospite la sensazione di essere unico.
- Coerenza – Per me è una parola chiave, di quelle da tenere sempre davanti agli occhi: quando gli ambienti di un hotel vengono concepiti in maniera coerente tra di loro, locali comuni e camere, in sintonia con il servizio offerto, in linea con il concept proposto, con lo studio dell’immagine e con una comunicazione che ne trasmette le caratteristiche, la qualità diventa tangibile. In questo, la cura maniacale del dettaglio (e non parlo solo di interior design) può fare veramente la differenza.
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Colore – Ero indeciso se legarlo al punto precedente, perché potrebbe farne parte a pieno titolo. Lo studio del colore diventa molto importante perché è lo strumento attraverso il quale l’ospite percepisce la qualità e la coerenza dell’insieme. Dal “total white” al ”total black” le sfumature sono infinite, con la difficoltà che gli ospiti hanno gusti completamente diversi gli uni dagli altri. Come facciamo a gestire un simile problema?
Abbiamo mille strumenti per poter interpretare lo studio del colore (anche attraverso un’illuminazione personalizzata, ad esempio) e l’importante è che non sia lasciato al caso. La formula della non -scelta, del tipo “lascio tutto bianco, così va bene per tutti”, non è vincente.
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Che ne dici? Potrei continuare ancora e non è detto che la lista non aumenti nel prossimo futuro, magari anche grazie al tuo aiuto.
Per raggiungere un buon grado di qualità, mi accontenterei che si riuscisse a guardare l’hotel focalizzando l’attenzione su questi punti, facendo diventare abitudine l’analisi introspettiva della struttura che porti all’ottimizzazione di spazi e servizi.
Inutile concludere dicendo che, come Hotel Stylist, mi entusiasma affiancare chi vuole fare questo lavoro di analisi della propria struttura mettendo in pratica, senza particolari stravolgimenti, quanto ho riportato in questa pagina: una bella sfida che mi appassiona alla pari di tutti coloro che amano il settore alberghiero e che lavorano perché il mondo hotel sia sempre migliore e, a colpi di eccellenza, ottenga il riscontro e il successo che si merita.