Ci siamo divertiti a fare il conto alla rovescia e finalmente la Design Week ha preso il via. Ora ci troviamo a voler rallentare il tempo per potercela godere appieno nel migliore dei modi. Le fatiche degli operatori, dei professionisti, dei designer, delle aziende e di tutti coloro che lavorano per l’organizzazione di tutti gli eventi della settimana trovano il loro culmine. Malgrado tutti gli sforzi, è una settimana dal fascino così grande da non volerne mai vedere la fine.
Eccomi qua, come promesso. E come mio solito, sono qui per proporre un approccio diverso, che non passa dalla sterile trasposizione di ciò che offre la Design Week. Non mi interessa segnalarvi il prodotto migliore o l’azienda più brava ma mi sto muovendo per Milano per proporvi una bellissima nuova chiave di lettura: mi piace leggere tra le righe, mi entusiasma la visione generale di questo mondo di creatività, fatto di atmosfera, di progetti, di oggetti, di allestimenti, di eventi; una visione del mondo gravida di idee!
Il design è il filo conduttore che oggi ci guida per le strade, declinato in mille, diecimila, centomila forme diverse che partono tutte da un’idea. E cominciando ad assaporare il gusto della Design Week, scopriamo con sorpresa che nella nostra vita siamo circondati dal design, e non ce ne accorgiamo! Ogni oggetto che abbiamo accanto è frutto di uno studio di design, probabilmente nascosto dall’uso quotidiano che ne facciamo.
Troppo facile citare l’esempio dell’ipad o dell’iphone, frutto del genio visionario e del perfezionismo maniacale di Steve Jobs e della matita di Johnatan Ive.
Riuscire a vedere la bellezza in qualsiasi oggetto, giocando sulle forme, sui materiali, sulle soluzioni, sui colori, sulle texture: questo è il design che ci circonda in questa esplosione di genialità e inventiva. Un processo che va ben oltre il singolo prodotto e che si legge proprio nella capacità del designer di tradurre la funzione dell’oggetto in linee pure, mai fini a sé stesse.
I grandi maestri ci insegnano a trasformare qualsiasi oggetto in emozione. La loro capacità è quella di riuscire a tradurre anche le cose più semplici, banali, nell’oggetto più affascinante mai preso in mano.
Philippe Stark, Tom Dixon, Michele De Lucchi, Patricia Urquiola, Piero Lissoni, ma, tra tutti, quello che ammiro di più è Karim Rashid, che mi lascia sempre fortemente sbalordito per l’enorme capacità di trasformare qualsiasi cosa in un fantastico disegno, sia che si tratti di un edificio, sia si tratti di una boccettina per il profumo!
Non è concentrarsi sull’oggetto, ma avere una visione unica che permette di interpretare il mondo intero, dalla scala urbana al micro-cosmo.
Questo è lo spirito che aleggia per le strade di Milano e riuscire a percepirlo e a farlo proprio, al di là di ogni singola installazione, è il migliore augurio che possiamo farci per raggiungere questa visione di pura creatività ed aspirare a pieni polmoni quest’aria pregna di idee.