Se per il mondo degli hotel possono sorgere tante domande tanto da scriverne un libro, sul benessere potremmo partorire un’enciclopedia! Non solo il settore è in continua evoluzione, cosa che già ci pone di fronte ad un numero importante di interrogativi, ma sul tema vige una particolare confusione.
Proviamo ad approfittare di questa sezione per fare un po’ di chiarezza insieme, per crescere in una consapevolezza diversa e vivere appieno questo bellissimo settore, qualsiasi sia il ruolo che ci ritroviamo a coprire (fosse anche quello di semplice fruitore)
Q – È più importante avere una buona zona umida, grande, oppure è preferibile avere qualche cabina trattamenti in più?
A – Senza dubbio, la zona trattamenti è la parte più redditizia del centro benessere; le persone non sono disposte a spendere tantissimo per un percorso in zona umida mentre per il trattamento, a tu per tu con l’operatore, dedicato all’ospite, si è meglio propensi ad una spesa più alta.
Tuttavia, fare un centro benessere con sole cabine trattamenti – sebbene possibile, in linea teorica – priva l’ospite dell’atmosfera emozionale che contraddistingue generalmente un’area umide (per quanto scenografiche possano essere, comunque, anche le cabine).
Per il business del centro wellness, ampliare al massimo la zona umida senza inserirvi cabine per il trattamento – sebbene possibile, sempre in linea teorica – proverebbe presumibilmente della giusta redditività, necessaria a ripagare l’investimento (che nel caso di zona umida particolarmente ampia non è certo trascurabile) e a far tornare i conti.
Il benessere è dato dal giusto mix tra emozionalità e fisicità, tra corpo, spirito e mente. Pertanto, comunque è opportuno pensare, se possibile, sia ad inserire un’area umida, sia le cabine.
In che misura? Dipende molto dalla grandezza del centro benessere, dal flusso contemporaneo degli ospiti; ancora prima, dalla tipologia della struttura.
Elemento non trascurabile in gioco è la disponibilità del personale, che potrebbe condizionare la scelta di inserire o meno qualche cabina in più e orientarne la tipologia.
In conclusione, messi tutti i dati sul tavolo, la risposta si ricava se, caso per caso, focalizziamo l’attenzione sull’offerta che vogliamo strutturare per gli ospiti, più che dal concentrarsi solo sugli spazi da destinare alle varie funzioni. E come ormai abbiamo ben imparato, il centro benessere è un’organismo tanto complesso quanto affascinante che va gestito con uno sguardo a 360° su tutti gli elementi in gioco e mettendo sempre l’ospite al centro di tutto.
Q – Per un hotel, conviene sempre aprire una SPA agli ospiti esterni?
A – Bé, non posso esimermi dal riprendere il simpatico video di Guido Libonati che recita la riposta classica a questo tipo di domande: dipende!
Lo so, può essere una risposta che non soddisfa ma sarebbe professionalmente sbagliato fornirne una diversa senza un’analisi dei fattori in gioco che, invece, dovranno portare ad una risposta concreta in ogni specifico caso.
Mi permetto di porre l’attenzione sul ragionamento, piuttosto che sulla risposta, perché la soluzione si trova nell’imparare a decidere sulla base delle condizioni presenti in hotel.
Da che dipende la convenienza o meno di aprire una SPA all’esterno?
Per fare un piccolo elenco non esaustivo, parliamo di spazi a disposizione, di politiche e strategie di vendita, di location e territorio, di tipologia di hotel o di stagionalità, ecc.
Innanzitutto, che tipo di offerta propone l’hotel ai propri ospiti?
Come sono concepiti gli spazi di servizio?
Prendiamo in considerazione gli spogliatoi: l’ospite dell’hotel generalmente scende in accappatoio, non deve cambiarsi né riporre abiti ingombranti (come, ad esempio, giubbotti in inverno). Ha bisogno solo di un punto di appoggio (oltre al bagno, ovviamente) che, però, risulterebbe di dimensioni insufficienti nel caso di ingresso dall’esterno. E qui si materializza uno dei principali incubi, quando si decide che la SPA è per l’hotel e poi “se non funziona come dovrebbe, in caso la si apre all’esterno”: insoddisfazione di tutti per l’inadeguatezza degli spazi.
Parliamo di percorsi: come sono strutturati? Per gli ospiti interni, il percorso dall’ascensore dell’hotel risulterà il collegamento privilegiato con la SPA. E se il centro è aperto all’esterno, la conformazione permette di evitare che chi scende in accappatoio e ciabattine si ritrovi in una hall con gli ospiti vestiti (e con le scarpe) che entrano nel centro benessere?
Sono solo un paio di esempi che mi permettono di riportare un pensiero che basterebbe, da solo, a farci evitare qualsiasi errore e a fugare ogni dubbio: perché quando progettiamo una SPA non ci mettiamo mai nei panni dell’ospite che deve utilizzarla? Quante volte ci siamo trovati, da utenti nelle strutture di altri, di fronte a situazioni che di benessere non avevano nulla? E quante volte (non) abbiamo pensato a questo quando si è trattato di concepire spazi e i servizi del nostro centro benessere?
Q – Per studiare la possibilità di realizzare una SPA in hotel, come sarebbe possibile chiederle supporto dal momento in cui si trova a Roma e la mia struttura quasi al confine con la Svizzera? Grazie
A – La base operativa della mia attività è a Roma ma, per il tipo di lavoro specializzato che sviluppa il mio studio professionale, lavoro ovunque sia in Italia che all’estero. La scelta di un posto fisico era ovviamente dovuta e Roma è la città in cui sono nato e in cui è la mia famiglia. Piuttosto, è la scelta professionale di specializzare la mia attività che mi porta a viaggiare e a sviluppare progetti in ogni dove: i miei clienti acquistano il valore aggiunto dato da questa specializzazione in cui le competenze sull’hôtellerie e sul benessere sono specifiche e vanno ben oltre gli aspetti tecnici che generalmente rientrano nelle competenze di uno studio di architettura.
Questo valore aggiunto vuole dare al cliente sicurezza in merito alla nuova realizzazione, grazie alla certezza di affrontare tutte le problematiche in gioco di cui chi non ha una preparazione specifica potrebbe non essere consapevole (chi non sa di dover risolvere qualcosa, non cercherà mai una possibile soluzione).
Come metodologia di lavoro, dopo aver individuato un concept e concordato nella fase preliminare l’oggetto della nuova realizzazione, il grado di pianificazione del lavoro del mio studio mi permette di fornire un progetto esecutivo così dettagliato da permettere alle imprese di realizzare i lavori senza problemi. Ciò mi consente di gestire la fase di cantiere con la sola direzione artistica, con sopralluoghi saltuari, demandando ad un professionista sul posto tutto ciò che riguarda il controllo degli aspetti tecnici che un buon architetto o ingegnere in loco può assicurare al cliente.
Generalmente, sono io stesso a consigliare il cliente di affidare ad un tecnico sul posto quelle prestazioni professionali per le quali il mio lavoro non rappresenta un valore aggiunto (redazione pratiche edilizie, contatti con l’amministrazione, direzione dei lavori, ecc.)
I costi di trasferta? Sono ampiamente recuperati proprio dal risparmio risultante dal vantaggio di mettere un occhio specializzato sul progetto della SPA (o dell’hotel) che, grazie alla profonda conoscenza del settore, permette di minimizzare i rischi e di lavorare sull’attività a 360°(concept, vendita, marketing, comunicazione, ecc.) e non con il solo sviluppo degli aspetti architettonici o di interior design
Q – Ci sono dimensioni minime da considerare per una sauna perché rappresenti un trattamento efficace?
A – Come probabilmente saprai, sul mercato troviamo cabine sauna di tutti i tipi e, soprattutto, di tutti i costi. Fare la sauna è uno dei trattamenti più conosciuti ed apprezzati ovunque perché, al di là dei vantaggi che porta all’organismo, permette di provare una reale sensazione di benessere. Tale percezione non dipende dalle dimensioni della cabina, ma dalla qualità del trattamento e, soprattutto, del percorso benessere che dobbiamo fare intorno alla sauna: ciò vuol dire che potrò apprezzare i benefici del trattamento solo se il mio percorso prevede, oltre alla permanenza nella cabina, una preparazione del corpo con una doccia, il raffreddamento del corpo dopo la sauna, relax e reidratazione.
Fare queste cose in successione è molto più importante che pensare alle dimensioni della cabina: posso avere una mega-sauna, magari anche tutta per me, ma se non faccio altro che entrare in cabina, non avrò alcun reale beneficio per il mio benessere. Al contrario, posso avere una sauna da un posto e, facendo il percorso, approfittare appieno del trattamento.
In nord Europa, la cultura della sauna è talmente radicata che nella progettazione degli appartamenti privati è impensabile non prevedere una cabina. È diventata indispensabile come, qualche decina di anni fa, lo era diventato avere il bagno in casa!
Per quanto riguarda, invece, le cabine di un centro benessere, le dimensioni di per avere un trattamento di qualità dipende anche dal numero di persone che deve entrare in sauna, oppure se è necessario prevedere lo spazio per rituali come l’Aufguss, ecc.
In questo caso, la risposta non è semplice né univoca, se vista in un contesto generale; molto più facile potrebbe essere valutare le dimensioni di una cabina quando si ragiona su un caso specifico in quanto la proposta del percorso dipende da fattori quali la contemporaneità degli ospiti, la grandezza del centro wellness, ecc. che possono orientare le scelte.
In termini di percezione, va posta attenzione solo alla chiusura della cabina: oggi è impensabile progettare una sauna senza una bella vetrata (che sia anche solo la porta di ingresso) per dare respiro all’ambiente, già caldo di suo…
Non che non sia possibile approfittare del massimo benessere della sauna con una cabina chiusa, ma entra in gioco la percezione della qualità dello spazio che potrebbe smorzare gli effetti emozionali del trattamento.
Q – La gente cerca nel centro benessere un ambiente classico, ma ho letto dai suoi post che non sarebbe adatto per una nuova SPA
A – Non è che lo stile classico sia sbagliato. È l’anacronismo che si nasconde nelle sterili copie di un’immagine, che lo svuota di qualsiasi contenuto o significato. E quello classico è lo stile più copiato in virtù di un’eleganza che si presume insita solo negli elementi del passato.
Eppure, se ci pensiamo bene, ciò che si ricerca è il richiamo all’esperienza del passato, a cui la nostra mente ama tornare. Ma non dobbiamo dimenticare che noi viviamo nel presente e siamo proiettati nel futuro: pertanto, qualsiasi richiamo allo stile classico, se scelto, magari, per gusto personale, va comunque interpretato e reso coerente, con l’obiettivo di creare un ambiente in ogni caso fresco e contemporaneo per l’ospite di oggi.
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Q – Ho sempre pensato ad un centro benessere per la mia struttura ricettiva, ma ho spazi molto ridotti che mi hanno sempre fatto desistere. Ho fatto bene? Eppure continuo ad intravedere una qualche potenzialità…
A – Buongiorno, grazie per la domanda. Innanzitutto, per poter rispondere sarebbe opportuno sapere di che tipo di struttura ricettiva si occupa. Infatti, prima di parlare degli spazi, la decisione di persistere sugli obiettivi di realizzare un centro benessere o no dovrebbe essere presa tenendo conto del business che questo potrebbe generare: è calibrato per il numero di camere? Ed eventualmente: sotto quale forma poter offrire benessere ai propri ospiti?
In linea generale, non è detto, infatti, che si debba parlare necessariamente di SPA per poter dedicare ai clienti uno spazio per il loro benessere.
Proprio per questo motivo, non ne farei una questione di metri quadrati. E comunque, anche volendo ricadere nei servizi di una SPA propriamente detta, non è necessario avere uno spazio enorme per farvi entrare di tutto e di più.
Dovrebbe selezionare cosa offrire agli ospiti, proponendo, magari, un solo percorso benessere (come, ad esempio, un percorso sauna, che non risulta neanche particolarmente invasivo come installazione degli impianti), purché completo: l’importante è che tutto sia fatto tenendo conto della qualità del percorso. Tornando all’esempio, non ha senso proporre una sauna se non accompagnata da una doccia per la preparazione o il raffreddamento del corpo dopo il trattamento, senza una sala relax dove invitare l’ospite a reidratarsi, ecc. Mi permetto di consigliarle di leggere il post “Quanto contano le dimensioni”.
In qualsiasi caso, il primo passo per poter fare una valutazione è procedere con una piccola analisi preliminare che verifichi la fattibilità del centro benessere, tenendo conto di tutti i vincoli della sua struttura e dei budget a disposizione.
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