Abbiamo condiviso l’importanza del progetto del bagno in hotel, specchio della qualità della struttura, ma un capitolo a parte lo merita il bagno accessibile.
E perché a parte? Non è un bagno come tutti gli altri, degno dell’eleganza e della coerenza al pari di tutti gli ambienti che raccontano il concept dell’hotel all’ospite?
Certo che sì, ma merita un capitolo a parte per evidenziare la variegata (leggi anche: sconcertante, inattesa, terribile, ignobile, disorientante, pessima…) risposta progettuale che viene data, ancora oggi, al tema nel settore alberghiero.
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Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare” (*cit. Blade Runner, 1982): impossibile elencare le brutture che mi capitano sotto gli occhi. La medaglia d’oro, però, va agli hotel che hanno realizzato nelle camere disabili due bagni: uno “normale” e uno accessibile, da aprire solo all’occorrenza. Incredibile ma vero!
C’è da fare molta attenzione: una sbagliata interpretazione del progetto del bagno accessibile è una responsabilità grave i cui effetti ricadono sulle spalle dell’imprenditore che, talvolta, si ritrova camere invendibili o da svendere. E quando le strutture sono piccole (e devono, comunque, realizzare – per normativa – almeno due camere accessibili), il discorso è ancora meno accettabile.
Il “problema” progettuale nell’hôtellerie è serio ma, per fortuna, la sensibilità rispetto a qualche anno fa è cambiata. Lo scrivo tra virgolette perché, in realtà, non esiste nessun problema, nulla di differente a tutti quelli a cui noi professionisti siamo chiamati a dare risposta con le nostre idee.
Le norme sono state redatte per garantire l’utilizzo degli spazi alle persone su sedia a ruote e sono state scritte secondo il principio del buon senso, da tenere in conto soprattutto laddove si lavora su edifici esistenti, spesso con vincoli che complicano il quadro generale.
Eppure, non c’è alcun buon senso nell’interpretazione di molti tecnici che, pur di bypassare il problema senza fastidi, nel 2020 si ostinano ancora a disegnare ambienti degni di un ospedale, doccia con tendina, sanitari orribili e maniglioni in ogni dove.
Perché nessuno pensa alla reale vivibilità di questi ambienti? E siamo – ancora – solo nel campo della funzionalità: quando passiamo a quello dell’immagine, la situazione è ancora peggiore.
Perché un bagno accessibile deve essere necessariamente brutto? Perché la ricerca dei materiali, il design o il colore non possono rientrare a pieno titolo nella progettazione di un bagno per disabili?
Sono anni che il mercato offre soluzioni eleganti per progettare un bagno che sia bello ma a norma di legge per l’utilizzo da parte delle persone su sedia a ruote: maniglioni amovibili (da fissare all’occorrenza, ad esempio) oppure integrati, come ad esempio nella colonna doccia; lavabi di design che permettano comunque un comodo utilizzo per tutti; box che consentano un facile accesso in doccia.
E, poi, spazio all’immaginazione, nella concezione di un bagno che possa rispecchiare appieno il concept dell’hotel.
Un ultimo ragionamento sul business del settore alberghiero: non pensiamo ai bagni accessibili come un problema, ma guardiamoli come opportunità per ampliare anche il target dei clienti verso quelle fasce di ospiti, come quelli della cosiddetta terza età, che continueranno a rappresentare un mercato in continuo sviluppo, una volta passata l’emergenza sanitaria del momento.
Il marketing turistico sta studiando sempre più a fondo questo trend, che configura un’opportunità per il settore ricettivo grazie alla possibilità delle persone di disporre di maggior tempo libero, per la loro disponibilità a dedicarsi di più ai propri interessi e a forme di turismo esperienziale, per l’occasione di ampliare la stagionalità o per tanti altri aspetti che potrebbero far lavorare a pieno regime l’hotel.
Un bagno accessibile è un bagno sicuro per tutti. Rinnovando l’invito a lavorare con le idee, facciamo che sia anche bello e funzionale per tutti.