Hotel e Spa Design, nuove idee per ospitalità e benessere

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HOTELLERIE

Quante domande, quanti dubbi e quante curiosità possiamo avere sul mondo degli hotel, tanto affascinante quanto complesso? Prendiamo consapevolezza che solo con il confronto è possibile crescere e spostare il nostro sguardo in avanti, verso il futuro. E la discussione passa anche dal dare risposta ad eventuali quesiti rimasti nell’aria, la cui risposta ci potrebbe illuminare sulla strada da percorrere oppure ci consentirebbe di chiarire un dubbio che, anche se non sembra, magari ci blocca mentalmente e non ci permette di scegliere un nuovo approccio con la serenità dovuta.


L’hotel tecnologico – SPECIALE Q&A 

QBuongiorno, è proprio indispensabile mettere il letto con i copriletti bianchi? 

A – Buongiorno a te. Per quanto mi riguarda, direi di sì: non parliamo di colore, ma di percezione di igiene! È questo il fattore fondamentale che pesa nel giudizio di qualità dell’ospite. Un copriletto colorato, come si utilizzava una volta (e come – ahimè – si utilizza largamente tuttora in molte strutture), non darà mai la stessa idea di pulito che può dare un letto vestito di bianco, che l’ospite valuta nella sua comodità semplicemente buttando l’occhio una volta entrato nella camera.
Attenzione, poi: letto bianco non vuol dire che il copriletto non possa presentare una fantasia, righe, quadretti o disegni che siano.
D’altronde, chi di noi trovandosi un copriletto colorato in camera non l’ha preso delicatamente (con meno dita possibili) e l’ha posto ai piedi del letto immaginandoselo polveroso pur se, in realtà, pulitissimo?

Lavorando come Hotel Stylist sulla percezione della qualità dell’ospite, la sostituzione dei copriletto colorati con quelli bianchi rappresenta, nella sua semplicità, l’operazione più efficace per cambiare l’immagine dell’intera camera.


QVorrei intervenire in alcune camere, mi piacerebbe salvare alcune cose che ritengo ancora valide. Mantenerle mi permetterebbe quel risparmio che mi consentirebbe di fare il resto, ma ho paura che il risultato “intermedio” possa venire male.

A – Ecco, questo è proprio il lavoro tipico da Hotel Stylist: intervenire sull’esistente senza stravolgere necessariamente tutto, ma fissando le priorità sulla base di una visione che porti alla coerenza di ogni ambiente. Questo è l’obiettivo: vogliamo mantenere elementi dell’attuale sistemazione? È possibile, a patto che si integrino in un risultato coerente nel suo insieme.
Infatti, è questo che l’ospite apprezza: trovarsi in un ambiente in cui ogni cosa dialoga con le altre, non perché sia consapevole dell’attenzione che c’è dietro la cura di ogni dettaglio, ma perché percepisce quel senso di armonia che si viene a creare quando tutto è ben pensato.

Purtroppo vedo tanta resistenza al cambiamento, ma l’approccio diverso è esattamente quello di cui l’hôtellerie adesso ha bisogno. Si resta frenati per non avere la disponibilità ad intervenire sulla struttura in maniera completa e invasiva e, se cambiamo mentalità, troviamo la strada per evitare che questa scusa a non far niente blocchi completamente lo sviluppo verso un futuro di successo.


QDovendo mettere le mani sull’hotel per una piccola sistemazione e non potendo fare tutto insieme, mi consiglia di rinnovare la hall e gli spazi comuni dell’accoglienza oppure di cominciare dalle camere (che comunque non potranno essere fatte tutte nello stesso momento)?

A – Eterno dilemma, che si pone dal momento in cui si vuole affrontare una riqualificazione e non è possibile procedere con un intervento radicale. Provo a rispondere facendo un ragionamento a voce alta.
La hall e la zona dell’accoglienza rappresentano il biglietto da visita dell’hotel. L’immagine della hall è la prima che entra negli occhi dell’ospite, una volta varcata la soglia dell’albergo e fornisce al cliente l’impressione di qualità (o di trascuratezza) della struttura: quella “prima impressione” che poi condizionerà presumibilmente la percezione del cliente nel suo soggiorno.
Per questo, la cura di questi ambienti assume una certa importanza.
Ma…
Immaginiamo che, entrando in un hotel, ci veniamo a trovare in un ambiente in cui il wow effect sia portato ai massimi livelli: calore, accoglienza, magari design, ricercatezza, cura del dettaglio, studio meticoloso dell’immagine. Che ci aspetteremmo dalle camere? E se varcata la soglia della stanza ci trovassimo in un ambiente non ristrutturato, che effetto ci farebbe essere catapultati in un’altra epoca rispetto ai rinnovati spazi comuni?

Se dovessi basare le conclusioni su questi ragionamenti e dovessi per forza scegliere, direi che offrire una camera confortevole e adatta alle esigenze del riposo dell’ospite è più importante rispetto a quella che potrebbe essere una prima impressione zoppicante, per quanto difficile possa essere fargli cambiare idea. La camera è sempre il luogo maggiormente vissuto in hotel dall’ospite, che compra la qualità del riposo. E, parlando di sorpresa, una camera rinnovata risulta comunque estremamente gradita anche se, magari, non sono state apprezzate le parti comuni della struttura, ancora da riqualificare.

Ovviamente, intervenire sulle camere non esclude cominciare a porre l’attenzione sulla hall, anche se con interventi provvisori a budget tendente a zero. Non è necessariamente “tutto o niente”: spesso tra il bianco e il nero, le sfumature di grigio possono rappresentare valide soluzioni di compromesso, seppure provvisorie.
Al di là di tutto ciò, attenzione a focalizzare gli obiettivi: parliamo sempre di un’attività imprenditoriale e, spesso, gli obiettivi di marketing, comunicazione o i programmi di riposizionamento sul mercato dettano le “regole del gioco”, indirizzandoci verso alcuni interventi piuttosto che altri in funzione di una strategia di vendita ben precisa. E una pianificazione a 360° sarebbe certo un ottimo metodo per decidere al meglio.


QSalve, ho ristrutturato alcune camere della mia struttura, in provincia di Reggio Emilia, ma non sono soddisfatta del risultato. Eppure, ho rinnovato tutto, arredi, letto, tessuti, tende, pavimenti, è tutto nuovo, scelto con cura non solo da me, ma con la mia famiglia, con cui gestisco l’hotel. Sembravamo convinti delle nostre scelte dei materiali di qualità. Cosa si può fare perché l’ambiente possa essere più accogliente?

A – Grazie della domanda. Come potrai immaginare, per poter valutare cosa non funziona in un ambiente è necessario vedere di cosa parliamo. Mandami qualche fotografia e ti potrò dire meglio.
Approfitto, però, della tua sollecitazione per dare qualche indicazione generale, che magari può essere utile a chi vuole intraprendere la strada della riqualificazione.

Il progetto di un ambiente è da interpretare come un concerto: la sinfonia è il frutto dell’espressione dell’orchestra, che crea armonia nell’esecuzione contemporanea della musica dei singoli strumenti che dialogano tra loro.
Allo stesso modo, il progetto nasce dall’insieme dei singoli materiali, ma questi devono dialogare tra loro in un unica composizione. Non è sufficiente scegliere prodotti o arredi di qualità o nuovi per ottenere eleganza e calore: è indispensabile raggiungere la coerenza di tutto l’insieme, che è la caratteristica più importante per creare l’atmosfera desiderata.

Come mi capita di dire anche durante i corsi di formazione, non è possibile spiegare come progettare un’atmosfera, proprio perché è la risultante di tanti fattori: la qualità dei materiali, i tessuti, la distribuzione dello spazio, i colori, l’illuminazione, fino ai complementi di arredo, che hanno, anche loro, un ruolo importante.
È necessario prevedere il futuro, con uno sforzo che lo porta ad immaginare come i singoli oggetti o i materiali scelti possano colloquiare tra loro una volta posti in opera, concorrendo tutti insieme verso un unico risultato: l’armonia dell’insieme.
Il lavoro è tanto affascinante quanto delicato, perché il risultato – positivo o negativo che sia – si manifesta solo alla fine, quando è spesso troppo tardi per poter cambiare le cose.
Per fortuna, altre volte manca solo la ciliegina sulla torta a legare in maniera coerente tutti gli elementi in gioco ed è sufficiente un “tocco magico” ad illuminare l’insieme.


Q Ho sentito parlare da più parti di Wellness Room, ma ho avuto l’impressione che ci sia poco benessere in ciò che ho trovato. Come si fa a capire quando una proposta conduce veramente al benessere?

ACome saprai, sulla Wellness Room ho scritto un capitolo importante, frutto di un progetto di ricerca nato proprio perché, nel legare benessere e hôtellerie, dall’analisi del settore non ero riuscito a trovare qualcosa che mi soddisfacesse appieno.

Leggi anche la prima presentazione del progetto di ricerca – novembre 2004

E sono pienamente d’accordo con te: nella stragrande maggioranza dei casi, vengono vendute come wellness room camere in cui è stata posizionata una vasca, un tapis roulant o una chaise longue: elementi che possono fare la loro parte, ma che non bastano per poter offrire una camera concepita per il benessere dell’ospite.
Il benessere all’interno della camera è dato da molteplici fattori che è imperativo non trascurare.
Faccio un esempio: immaginiamo di avere una bella camera, ampia, con una vasca centrale e una chaise longue accanto, a creare una zona relax. Immaginiamo, poi, che possa parlare con il mio vicino di camera perché le pareti non sono ben isolate, oppure, pensiamo quando non riusciamo a dormire bene perché non è stata posta la giusta cura alla scelta del letto…dove va a finire il benessere che tanto avevamo cercato utilizzando la vasca e ritagliandoci un momento di relax?
Questo senza tirare in ballo altri elementi come il comfort, la qualità del riposo, la qualità dei materiali utilizzati e, per citare gli elementi sviluppati nel mio progetto di ricerca, la conformazione dello spazio o il progetto del colore che influenzano ogni oltre immaginazione la percezione di benessere che una persona può avere all’interno di un ambiente.

Tornando alla domanda, proposte concrete si riconoscono quando l’approccio al benessere è globale, quando l’attenzione all’ospite non si limita solo ad uno degli aspetti in gioco ma cerca di dare una risposta tenendo conto le componenti emozionale, funzionale, ecc.
Convengo, ahimè, che spesso si riconosce la qualità (o la mediocrità) di una situazione solo quando ci si trova a viverla…

Continuo a sognare un mondo pieno di hotel in cui il concetto stesso di ospitalità è sinonimo di benessere e in cui la certezza che qualsiasi cosa sia studiata proprio in funzione della qualità del soggiorno dell’ospite diventi la norma. Ah, pensandoci, non dovrebbe già essere già così? 😉

Leggi anche “Wellness Room – Concepire la camera per il benessere dell’ospite


QChe suggerimenti può dare in merito ai trend per il prossimo futuro, volendo fare qualcosa che, una volta realizzato, possa non essere già passato e non adatto agli ospiti? 

A – In molti, oggi, parlano di tendenze per il prossimo futuro ma, come suggerivo già nel post “Passaggio dall’ordinario all’inedito“, bisogna fare attenzione: distinguerei tra ciò che deve essere insito nel concetto stesso di fare-albergo, da quelle che possono essere interessanti proiezioni verso le quali lanciare un’attività.
Offrire un’esperienza, guardare sempre più alla sostenibilità, utilizzare la tecnologia…non sono tendenze, malgrado vengano spesse “vendute” come tali, ma sono caratteristiche basilari senza le quali il concetto stesso di hotel, alle porte del 2020, viene a mancare.
Interessante è, invece, guardare avanti, cercando di capire, attraverso uno studio approfondito del presente, come poter anticipare i bisogni e le esigenze degli ospiti. Un lavoro delicato, cuore dell’indispensabile ricerca che, nel mio studio professionale, affianca la progettazione e che mi porta ad individuare, tra le altre, tre principali tendenze:

  1. La personalizzazione, in primis, un tailor-made sempre più cercato dall’ospite [Leggi anche “Boutique Concept“]
  2. La valorizzazione della socializzazione, aspetto alla base della cultura del benessere (un evergreen, in fatto di tendenze) che già oggi guida (o dovrebbe guidare) la concezione degli spazi comuni.
  3. La dinamicità, intendendo la caratteristica di un hotel di proporre sempre nuovi scenari agli ospiti, che dimostrano di premiare moltissimo questa attenzione. Questo, ovviamente, non vuol dire avere sempre un hotel in fase di ristrutturazione, ma significa individuare, all’interno di una visione a lungo termine e sotto la guida di una direzione artistica, quei passi da compiere per arrivare all’obiettivo.

Ma qui sarebbe da dire che, al pari dell’Hotel Styling di cui abbiamo più volte parlato, anche la direzione artistica è vista come una prestazione non riguardante il mondo alberghiero…Ma ne siamo proprio sicuri?


QBuongiorno, approfitto solo per togliermi una curiosità o chiarire un aspetto che non ho capito: sei un architetto, perché focalizzi l’attenzione sul ruolo dell’Hotel Stylist? Grazie

A – Vero, e con il mio studio mi occupo anche di architettura e interior design. Tuttavia, spesso la figura dell’architetto viene male interpretata, direi, forse, generalizzata: è colui che si occupa di progettare un ambiente o un edificio, a livello funzionale e distributivo, studiandone l’immagine, gestendo gli aspetti tecnici e seguendo il cantiere.
Nulla di sbagliato, passi fondamentali quando si tratta di riqualificare o ristrutturare un immobile.
L’hôtellerie, però, ha bisogno di più e di qualcosa di sottilmente diverso: da una parte, l’imprenditore ha la necessità di essere affiancato da un professionista che conosca il mondo alberghiero, affinché ogni intervento possa essere deciso in funzione di obiettivi che vanno oltre la semplice riqualificazione o ristrutturazione degli spazi: è necessario coinvolgere aspetti come marketing, comunicazione, vendite, ecc., che generalmente esulano le competenze di un tecnico non specializzato in progettazione alberghiera.
Dall’altra, l’architetto è visto come colui che vorrebbe “fare piazza pulita” per progettare nuovi spazi nella piena libertà del disegno.
Molto bello, certamente, ma nella maggior parte dei casi, quando si parla di hotel (e non, ad esempio, di un appartamento) un tale approccio potrebbe voler dire costi alti, tempistiche dilatate, con ricadute sul fermo dell’attività, ecc.
Sono convinto che non sia l’unica strada percorribile: come Hotel Stylist prospetto la possibilità di un approccio più soft, che permetta di lavorare per priorità, magari in un discorso a lungo termine ma gestibile con fasi di lavoro e spese sostenibili. E questo è possibile solo grazie a competenze specifiche, perché è necessario entrare in merito a tutte le tematiche che riguardano la riqualificazione di un’attività (di cui quella edile è solo una parte).
Ti rimando a qualche articolo in merito, se vorrai, per gli approfondimenti sulle metodologie di lavoro (visione, priorità, percezione della qualità, ecc.)…temo di essermi dilungato già molto per la prima domanda del Q&A, per la quale colgo l’occasione di ringraziarti

Leggi anche: “Hotel Stylist

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