Hotel e Spa Design, nuove idee per ospitalità e benessere

UNA QUESTIONE DI IDEE

Quando ricevo una news particolare tra le tante che mi bombardano, la leggo per curiosità; quando ne arrivano altre con lo stesso tipo di contenuto, allora forse il soggetto merita un po’ più di attenzione.
Così è successo quando mi hanno presentato il Nine Hours Hotel, un “capsula hotel” realizzato al Narita Airport di Tokyo.
Roba da giapponesi?

Si tratta di un albergo realizzato con un insieme di cabine (loculi?) dedicato al riposo delle persone in transito nell’aeroporto o in partenza con voli mattutini. Un modello interessante che, salvo per i claustrofobici, potrebbe comunque avere un suo perché, soprattutto dal punto di vista funzionale.
Non è un’idea nuova per il Giappone, che inaugurava il Capsula Inn Osaka già nel 1979, ma negli ultimi anni ha avuto un nuovo impulso, ponendosi come soluzione per le persone finora costrette a dormire sulla panchina dell’aeroporto: comodi materassi, connessione wi-fi gratuita, aria condizionata, servizi igienici e docce in comune, per un sonnellino a due minuti dal check in.

SLEEPBOXIntanto, se uno Sleepbox Hotel con camere di 4 metri quadri complete di tutto – sempre dedicato ai viaggiatori in passaggio – ha aperto nel 2011 nell’aeroporto internazionale Sheremetyevo di Mosca, oggi questa tipologia si presenta in centro città dove lo Sleepbox Hotel Tverskaya ha visto la luce ponendosi come un hotel modulare di tipologia intermedia tra un “capsula hotel” e un hotel tradizionale.
Un rapido sguardo in giro per il mondo, poi, mi ha fatto scoprire, tra gli altri, i Pod Hotel di Singapore e di Londra, o un “capsula hotel” a Haikou, in Cina: strutture ricettive ad alta densità di occupazione, distribuite in blocchi modulari.

Non ho interesse a recensire i mini-hotel sparsi su tutto il globo, quanto invece a cercare di interpretare il successo di queste nuove realtà, da una parte, e, soprattutto, ad evidenziare uno stimolante approccio progettuale, dall’altra.
Se in aeroporto un simile “prodotto” può essere facilmente capito, è interessante studiarne gli effetti come albergo “normale”. Salta subito all’occhio l’abbattimento dei prezzi che riesce a generare questa realtà estremamente funzionale, con gli spazi ridotti al minimo ma completi di ogni servizio.
Quanti di noi sarebbero disposti ad accontentarsi di un simile punto di appoggio pur di potersi permettere un viaggio e una visita nelle principali città di tutto il mondo?
Non è un aspetto da sottovalutare e di certo non l’hanno fatto gli imprenditori che hanno commissionato per questi hotel – e in particolare per lo Sleepbox Tverskaya – un’immagine decisamente innovativa, fresca e moderna, calda e accogliente. Un insieme di moduli dalle forme morbide e fluide, dall’accattivante design contemporaneo che in termini di immagine batte di gran lunga la proposta della maggior parte di alberghi italiani.

Al di là dell’aspetto normativo, che rappresenta un assoluto divieto di realizzare simili “capsula hotel” nel nostro Paese, ci si domanda perché da noi “piccolo” deve essere spesso sinonimo di “casuale” o “superficiale”.
Quante volte i complimenti degli imprenditori per le interessanti idee innovative dei miei progetti di ricerca (e in particolare quello sulla “Wellness Room”) sono accompagnati dal rammarico di avere tra le mani solo piccole realtà alberghiere che, pertanto, sono escluse per definizione dall’élite dell’hotellerie!
Perché?

Possibile che non si riesca a fare lo sforzo di capire che non è una questione di mezzi economici ma di idee?
I “capsula hotel” e, più un generale, i budget hotel sono l’esempio tangibile che si possa lavorare con grande qualità anche nelle piccole situazioni.
Invito gli amanti del migliore design contemporaneo a dare un’occhiata ai Prizeotel di Brema e Amburgo disegnati in maniera eccellente dal mitico Karim Rashid e venduti, malgrado un’immagine degna delle copertine delle migliori riviste di design di tutto il mondo, ad un prezzo/camera più basso di quello che propongono molti dei nostri peggiori 3***
D’altronde se da noi è così diffusa la leggenda che “gli architetti sono quelli che fanno spendere e spandere gli imprenditori”, non ci si deve sorprendere che le cose nascano in maniera del tutto spontanea.
Ma si può veramente pensare di ragionare in termini di alta qualità attraverso il fai-da-te, senza un progetto coerente alla base?

 


Approfondimenti:

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2 commenti

  1. il concept potrebbe assumere un’importanza sempre crescente considerando che i segmenti di domanda di riferimento, e in special modo giovani e business corporate con budget limitati, data la situazione economica, troverebbero una risposta ideale ai loro bisogni.

    1. Il concept dal dizionario: “Proposta progettuale necessaria a definire gli elementi fondamentali di un progetto, che ne fornisce le basi per la realizzazione”….è una “malattia” italiana non prendere in considerazione l’idea come primo e più importante fattore in gioco?

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