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Italiani e Made in Italy

Design Week, Day 2 – Un buon inizio, che ne dite? Sto ancora studiando, come un cacciatore studia la sua preda prima di scattare. La macchina delle idee è partita, di spunti ce ne sono parecchi. Devo dire non tutto di ottimo gusto, qualcosa già mi sembra forzato. Non parlo di provocazione, che ci sta tutta; dove osare se non durante la Design Week dove la pazzia dell’estro giustifica situazioni che in momenti “normali” sono capite solo dagli artisti che vivono quotidianamente la loro visione di creatività?

imageÈ ovviamente prestissimo per dare giudizi. Aspetto fino a domani a pubblicare una selezione di fotografie, anticipando solo qualcosa in questo post come assaggio di una gallery che già ho cominciato a strutturare per queste pagine, in maniera un po’ più completa.
Quello che già posso vedere è che la città in fibrillazione è un bellissimo trionfo del Made in Italy, per la portata di un evento organizzato in maniera così completa (che come prova generale dell’Expo sembra piuttosto buono, per ora) ma soprattutto per l’enorme meritata considerazione del design Made in Italy.
La storia del design parla italiano e la tradizione culturale dei nostri maestri (per errore avevo digitato “mostri” e sarebbe stato comunque appropriato riferito ai mostri sacri del design italiano…) si legge negli occhi di tutti, soprattutto nel pubblico internazionale.

Ho trovato un piccolo ma, un neo che conferma, purtroppo, la mia impressione già avuta gli anni passati: grande considerazione per il design Made in Italy ma per le strade finora ho notato che si parla poco italiano!
Mi aspetto sempre molta più partecipazione da parte dei professionisti italiani, architetti e designer, che, come sempre, si dimostrano pigri nel seguire la strada dell’innovazione. La Design Week è l’occasione della quale dovremmo tutti approfittare per poter studiare a fondo, individuare i trend per il futuro, confrontarci con il mondo internazionale condividendo le idee nel modo più libero possibile. Ho sempre considerato la settimana del Salone del Mobile come lo strumento per ricaricare le batterie per tutto un anno di futura progettazione, laddove gli spunti sono talmente tanti e le idee si rincorrono e si accavallano in maniera così prepotente che ti fanno vivere per mesi su una nuvola, a un passo da terra.

imageIl tragitto in autostrada tra Milano e Roma, di rientro dalla Design Week, è un momento intensissimo, di creatività purissima (e questi superlativi ci vogliono entrambi, anche se in italiano non è molto bello!), in cui il mio cervello approfitta di qualche ora “bloccato” alla guida per scatenare tutti i neuroni che elaborano le informazioni e partoriscono caterve di nuove idee.
Perchè sembra che il professionista italiano medio, invece, non abbia questa sete di nuovo sapere? Perchè nella maggior parte dei casi ci si accontenta di condurre una vita professionale senza infamia e senza lode? Perchè malgrado quello che ci riserva la vita professionale quotidiana (spesso, purtroppo, rognosa e non esaltante come si potrebbe immaginare) non reagiamo con orgoglio dedicando al nostro estro qualche giorno di pura libertà?

Alimentiamo la fama del design Made in Italy rendendo omaggio alle nostre origini e continuando una gloriosa tradizione. Non ci facciamo togliere, da polli, anche questo fiore al nostro occhiello!

 

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1 commento

  1. Solo un giorno dalla pubblicazione del post e…un giro nel Brera Design District mi dipinge una situazione ben peggiore rispetto a quella delineata nel post.
    …come sentirsi strano a casa propria nel parlare italiano, in mezzo a folle di professionisti stranieri!
    Peccato 🙁

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